Ragionare sulla Cultura può condurre a un dilemma legato alla sua stessa definizione: cos’è Cultura?
È forse tutto ciò che ci caratterizza e che abbiamo assorbito attraverso l’esempio dei nostri genitori o magari dalla scuola e dagli insegnanti? Certamente si, Cultura è anche questo.
Personalmente ritengo che la Cultura ci definisca in quanto uomini e quindi ci costituisca intimamente come esseri umani.
È certamente figlia di tutte le nostre esperienze e, in tal senso, rappresenta uno strumento per osservare criticamente il mondo, per dare significato alla realtà e conferire valore alle cose. Penso inoltre che la Cultura, proprio perché significante e significato dal valore universale, non possa che rivelarsi attraverso le condizioni di “gratuità” e di “trasmissibilità” che le sono proprie.
È dunque necessario aprirsi alla Cultura per assecondare la propria natura; e il modo migliore per farlo è quello di aprirsi agli altri.
In tal senso vorrei dire a chi parla di oicofobia (e che fa parte della Giunta vercellese), che la Cultura è l’unico bene dell’umanità, che diviso tra tutti, anziché diminuire, diventa più grande.
Non è farina del mio sacco questa frase, sarei felice di prendermi la paternità di questa affermazione; l’ha scritto Hans-George Gadamer, grande filosofo tedesco, molto legato alla sua Germania, grande amante dell’Italia, degli italiani, del mondo… del sapere.
La cultura è gratis, bisogna naturalmente aprirle la porta. In tal modo il mondo cambierà perché sarà lo sguardo dell’osservatore a cambiare…