
Da un lato sul suo significato più comune, immediato, inteso cioè come difesa di noi stessi e dei nostri cari da ogni possibile rischio, da qualsiasi pericolo. Dall’altro lato pensavo alla sua etimologia: sicurezza deriva da “senza preoccupazione” e la parola preoccupazione proviene dal verbo “prevenire”.
Sicurezza vuole dunque prevenzione che si manifesta come un rimedio per l’angoscia, la quale rintraccia nel futuro la propria origine.
L’angoscia oscura gli orizzonti di vita, è l’ombra dell’attesa, ha scritto Eugenio Borgna. Essa è la paura del non presente, del “non essente”.
Se la paura vuole qualcosa di tangibile per manifestarsi, l’angoscia al contrario si rivela in quanto degenerazione della paura, è la sua forma patologica, è paura dell’ignoto.
Stipuliamo polizze assicurative, ci vacciniamo. Abbiamo fede in Dio o altrettanto fortemente non crediamo. Sono queste tutte forme particolari dello stesso tema.
Tuttavia, se dal particolare ci si sforza di guardare all’universale, ecco che la sicurezza si trasforma e il suo carattere soggettivo assume le sembianze di “principio” che, in quanto tale, non è possibile definire universalmente.
Da qui un paradosso, che vede fondare la sicurezza nell’insicurezza, il sapere nel non sapere… in tal senso, forse, l’umiltà si rivela come la maggiore tra le virtù dell’uomo.