Vita da quarantena

pexels-photo-687811.jpeg
Photo by Jaroslav Nymburský on Pexels.com

Nel mio peregrinare senza meta in giardino, che non ha le dimensioni dei Giardini Vaticani o di Versailles, sia ben chiaro, ho stretto amicizia con due vicini: Aurora e Tommaso.
Era inevitabile incontrarsi perché anche a loro piace stare un po’ all’aperto… Ah, dimenticavo… Aurora ha sei anni mentre Tommaso ne ha otto.

Diciamo che non ho fatto fatica a fare amicizia con loro, sono molto simpatici e davvero competenti su molti argomenti di discussione: hanno una conoscenza enciclopedica sullo sport, ne sanno veramente tanto sulle migliori mete per le vacanze, sulla musica poi: “Gigi d’Agostino li batte tutti!” – mi hanno detto.

Da un po’ di tempo, inoltre, capita spesso di sentire il suono del campanello della bici di Aurora… È un segnale! Eccolo lì apparire un biglietto arrotolato, inserito nel graticolato che divide il nostro giardino dal loro. Laura e io aspettiamo con trepidazione quel momento e, naturalmente, ricambiamo con un nostro messaggio arrotolato.

Ieri, Tommaso, mentre si stava esibendo con passione in uno dei suoi famosi e interessantissimi monologhi, ha introdotto repentinamente un nuovo argomento: “È un gioco molto molto bello… uno di quelli per computer, sai?” – così mi ha detto – “di quelli che ci si può giocare online con gli amici… ma non più di un’oretta al giorno, però”.
“Perché solo un’ora?”
“Perché la mamma altrimenti si arrabbia”…

Mamma Isabella ha giustamente posto delle regole ben precise, regole che Tommaso accetta senza fiatare, ma che non vede proprio di buon occhio. Certi suoi amichetti, infatti, ci giocano molto di più rispetto a lui “anche due ore al giorno e sono fortissimi” – esclama alzando un po’ la voce, guardando con la coda dell’occhio Isa che ascolta poco distante.

Entro in casa e inizio a scrivere. Lo faccio ormai per consuetudine tutti i pomeriggi, in questo periodo per almeno tre o quattro ore. Intanto penso e vado su google. Scrivo il nome del gioco di Tommaso sulla barra di ricerca, clicco su un video e guardo l’anteprima del gioco.
“Vabbè, dai…” – decido di scaricarlo, 37 gigabyte – “ma sì, dai! Lasciamolo andare”.
Dopo circa un’ora è pronto sul mio HD, installo e avvio.

È uno di quei giochi in soggettiva, il mio personaggio corre ovunque alla ricerca di non so cosa, con l’inspiegabile obbligo di sparare a tutti coloro che, plausibilmente, sono alla ricerca di quella cosa che non si sa cosa possa essere… “Certo che se riuscissi almeno a sparare…” – penso io, che come arma principale ho un piccone.

In mezzo alla strada trovo una mitragliatrice, non me lo spiego, vabbè… il problema è come abbandonare il piccone e acchiapparla. E le munizioni? Non ne ho, dove saranno?

Nel momento in cui mi chiedo tutto ciò e altro, tra cui se il gioco sia davvero adatto a un bimbo di 8 anni, ecco che “Sbam!”… Sono morto! Mentre il mio personaggio si sta rigenerando appare un “popup” sullo schermo: è Tommaso che mi invita a giocare nella sua squadra. Giochiamo.

Ci metto circa 3 minuti a capire come attivare il microfono per parlare con Tommy… “Ma cosa sta combinando?” – dice lui consultandosi con Auri, mentre io fatico a capire come correre, sparare e attivare quel benedetto audio… Alla fine ci riesco e nel mentre muoio tre volte nel giro di poco, mentre Tommy si affanna nel cercare di difendermi da chiunque sia nei pressi per farmi fuori.

Mi sento una palla al piede, lo stress è alle stelle, la mia cervicale inizia a farsi sentire, prendo il coraggio a due mani e esclamo: “Tommy, mi sa proprio che non sono capace, non credo di farcela”.

Dall’altra parte: “Allora Mirko, prima di tutto bisogna essere positivi e non dire mai che non ce la si può fare. Vedrai, invece, che insieme ce la faremo”.

Caricato abbestia dalle sue parole riesco a stabilire il mio record personale, ovvero il non farmi ammazzare per ben cinque minuti di fila. Alla fine desisto, fingendo di dovere aiutare Laura a lavare i piatti, pena il non poter più giocare per un bel po’. Ci siamo dati appuntamento per il giorno successivo, alla stessa ora.

Da quest’esperienza ho imparato due cose importanti:
– La prima: sono invecchiato e certi giochi non sono fatti per quelli della mia età.
– La seconda: non bisogna mai demordere e mai arrendersi, perché nel mondo, fortunatamente, esistono dei “Tommaso” che non ti mollano al tuo destino; al contrario, ti guardano le spalle e ti sorreggono nei momenti più bui e difficili!

Hey… forse, proprio grazie a Tommy, ho capito il senso del gioco… Grazie.

2 pensieri su “Vita da quarantena

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...